Participio passato del verbo “elidere”, però femmina

Quanto mi piace la grammatica, maronn. E quanto mi piacciono i verbi irregolari, maronn 2.0.

Seguo l’esempio di Ania e introduco la mia persona a tutti voi, gentili lettori e lettrici: sono Elisa, ho un nome facile e breve che solitamente viene abbreviato in “Eli” (che in finlandese significa “oppure”, ma anche “ovvero, cioè, alias”, e la cosa mi ha creato non poca confusione i primi tempi perché mi sembrava di sentirmi chiamare ovunque), è bellissimo conoscervi. Vengo da Terracina, ridente cittadina di mare sulla costa laziale a circa 100 km da Roma e 120 da Napoli; un posto carino, con più di 2000 anni di storia (i finlandesi si esaltano già se gli dici “400″, figuratevi 2000, ma esisteva veramente qualcosa 2000 anni fa?), con ottime gelaterie e un fracco di turisti durante la stagione estiva che ti fanno venire voglia di chiuderti in casa a mangiare patatine e guardare tutte le serie televisive che non hai mai avuto il tempo di recuperare.

Anche io vengo da una preparazione da liceo scientifico, sono stata per un po’ indecisa se scegliere o meno il classico ma ho pensato che avrei avuto troppa paura del greco e quindi ho preferito lanciarmi giustamente sulla matematica (COMPLIMENTI), in cui ero piuttosto brava alle medie: mi rivelai un disastro, probabilmente anche a causa dello shock di quel famoso primo compito in classe in cui prendemmo quasi tutti 3, ma andiamo avanti. Alle elementari mi sono innamorata della lingua inglese e ho deciso che l’avrei studiata a tutti i costi; alle medie questo immenso amore si è consolidato e nemmeno la mia professoressa del liceo, a cui credo di non essere mai stata molto simpatica, è riuscita a scalfirlo. Sono andata all’università tutta contenta e non vedevo l’ora di concentrarmi a tempo (più o meno) pieno sull’anglo-idioma, quando SBAM.

Niente, praticamente scoprii che il corso di laurea che avevo scelto mi imponeva di studiare non una, ma DUE lingue principali. Panico. Non avevo mai pensato a una lingua due. Mi portai a casa la brochure del corso (adesso si fa tutto online, eh? COMM’) e me la studiai un po’, e l’occhio mi cadde su “lingua finlandese”.

LINGUA FINLANDESE.

MA CHE DAVERO. MA STEM PAZZIANN’?

Da brava bimbina metallina ero fissata con i paesi nordici, specialmente la Finlandia, di cui avevo visto foto a manetta e che ha sempre sfornato gruppi che, volente o nolente, sono finita ad ascoltare prima ancora di sapere da dove venissero. Non sapevo assolutamente nulla della lingua, l’avevo ascoltata per la prima volta guardando i contenuti speciali di un DVD live dei Children Of Bodom e ricordo di aver pensato semplicemente “Ma che figata”.

Date queste premesse, non dovrebbe sorprendervi che ci abbia messo più o meno un quarto di secondo ad alzarmi dalla sedia, scendere le scale ed annunciare trionfante “HO DECISO, STUDIO FINLANDESE” alla mia famiglia, che reagì urlando e gridand- no, disse semplicemente “Va bene”.

Questo succedeva nel 2008. Mi trasferii a Napoli per l’università, conobbi Ania, Margherita e Chiara, mi accorsi che il finlandese soddisfaceva pienamente la mia voglia di grammatica più o meno sensata, imparai il napoletano (dovete sapere che non conosco affatto il dialetto di Terracina perché a casa mia non si è mai parlato, quindi ora il mio vernacolo è una specie di cosa ibrida in cui mischio termini e cadenze del basso/centro Lazio a napoletanismi che fanno ridere più o meno tutti), venni in Finlandia per la prima volta nel 2010 per un corso estivo, ci tornai in vacanza ogni anno fino all’erasmus Helsinki2014 (sempre con noi), finii la magistrale con una tesi su Väinämöinen (se ascoltate un minimo di Amorphis o vecchi Ensiferum questo nome non vi sarà nuovo), venni a vivere in Finlandia come ragazza alla pari nel 2015 e adesso vivo a Helsinki da ufficialmente un anno e 4 mesi, con un lavoro ancora non stabile ma che mi piace molto. Guardo al futuro con ottimismo

No, non è vero, riformulo

Vivo giorno per giorno cercando di accumulare esperienze e momenti bei e meno bei, però adesso mi fermo qui perché ho parlato pure troppo, manco gli eteläkarjalesi parlano così tanto.

Il mio hashtag personale è #vittuniemi perché sono una persona estVemamente volgaVe; il resto lo saprete nei prossimi post.

SISU SUOMI JEPPIA

Che poi… Greco no e finlandese sì. Coerente.

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Elisa Mucciarelli
A volte scrivo, quasi mai in modo conciso.