Ruska – apologia di una (quasi) morte

Avete mai visto quel fenomeno per cui in autunno le foglie degli alberi passano da un vivissimo colore verde a un morente ma affascinante colore rossaranciallo? Bene, questo fenomeno in Finlandia ha un nome, Ruska.

Qui a Tornio è abbastanza semplice riuscire a vederlo, perché praticamente ddò vai vai c’è foresta, perfino in città, quasi.

Praticamente tu stai lì che cammini per strada a testa bassa per i fatti tuoi, pensando ai debiti probabilmente, non curandoti veramente di dove metti i piedi o di evitare nemmeno le pozzanghere (con le converse, un genio veramente). Ascolti qualche canzoncina allegra per darti una botta di autostima come sempre, direttamente dalla tua playlist “Will to live” che, come potrete immaginare, di will to live non ha proprio niente (pezzo a caso “Do you feel it?” dei Chaos Chaos, che molti di voi conosceranno per una delle scene più tristi di Rick & Morty).

A un certo punto ti ricordi di avere qualche vertebra anche dietro al collo che ti aiuta a tenerlo alto e decidi di usarla, e ti rendi conto che sei finito in una tavolozza di colori del più decadente dei pittori. Il grigio della strada, il bianco delle nuvole, il colore ghiacciato del lago di fianco e tutte queste foglie colorate dal verde dei sempreverde al giallo, arancio e rosso degli alberi che invece le stanno perdendo, creano immediatamente un effetto ottico abbastanza interessante, che ti porta quasi a volerci nuotare dentro. Quando poi noti che le stesse foglie colorate sono anche per terra (perché giustamente sono decedute e quindi si staccano dai rami) la tentazione di menartici dentro è difficile da frenare.

(Abbastanza morbida come visione quella di nuotare nei cadaveri, ma comunque)

Lo so che questo è un argomento abbastanza mainstream ma ci tenevo a farvi conoscere questa nuova parola per esprimerlo, magari comincerete ad usarla anche voi, perché secondo me suona proprio bene, ruska, RUSKA.

Una volta mentre ero in bicicletta diretta al centro città per fare un po’ di spesa plebea ebbi un’epifania, e decisi che dovevo condividere quest’illuminazione con Elisa, che sicuramente mi avrebbe capita.

A Napoli facciamo una roba con la pasta molto bella: gli avanzi della pasta al sugo o li friggiamo a frittata oppure li ripassiamo in padella facendoli bruciacchiare leggermente (qualcuno gli dà fuoco ma sono casi rari). Chiamiamo questa meraviglia “pasta arruscata” dal verbo “arruscare”, bruciacchiare. Mentre ero in bici mi resi conto di questa simpatica assonanza tra questa preparazione e il fenomeno della Ruska e decisi di comunicarla subito. Per cui presi il cellulare e mandai un messaggio vocale su whatsapp dicendo “ho realizzato che gli alberi in autunno si arruskano”. Tutto ciò senza scendere dalla bici. Mentre pedalavo. In strada. A rischio di cadere e frantumarmi i denti.

Inutile dire che Elisa era d’accordo con me.

Allego foto del fenomeno incriminato, sulla riva del laghetto vicino a cui vivo (foto non mia).

 

ruska

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Ania Korhonen
Faccio cose, vedo gente, parlo lingue, sto in ansia e a volte mi ricordo anche di respirare.