Ormai l’avete capito che io ed Elisa siamo arrivate in Finlandia partendo dalla passione per la musica metal. “E che due zebedei insomma, abbiamo capito che siete delle disagiate che ascoltano musica diabolica e orribile” direte voi, e avete ragione. Ma quello che non sapete è che la vostra Ania qui presente ci ha scritto una tesi sulla musica di Satana (immaginate le facce della commissione quando mi sono presentata dicendo “OGGI VI PARLO DI METAL”), e non solo!
Seguendo l’esempio di Elisa, ecco quello che mi ha permesso di concludere in bellezza i miei sudatissimi anni di università, fatti di ansie e disagi ma sempre vissuti con unico chiodo fisso: il metal Finlandese mi renderà libera. Ho deciso infatti di concludere il mio percorso universitario con una tesi su “Il ruolo della natura nel panorama musicale metal finlandese contemporaneo” (come dice il titolo della mia tesi) in cui ho stilato una storia del metal finlandese dagli albori fino ai giorni nostri utilizzando come temi principali quelli trattati dalle mie due band preferite ever, cioè i Sonata Arctica, che adesso in realtà mi piaccono meno, debbo ammettere, e gli Stam1na che invece continuano imperterriti a farmi squacquariare* il cuore.
*Squacquariare: Da squacquerare, diventare molle. In napoletano lo usiamo per intendere che qualcosa ci manda in estasi, come se avessimo il cuore in pappa.
Lasciate quindi che vi racconti del giorno più glorioso della mia vita, fino ad ora.
Ho dovuto strutturare la mia tesi in maniera particolare per far capire dove volevo andare a parare. Ho iniziato con due filoni principali: il primo riguardava una panoramica abbastanza generale sulla Finlandia dal punto di vista geografico e morfologico: un po’ di laghi, un po’ di fiumi, le aurore, le montagne (no non è vero) e un po’ di roba verde sparsa dappertutto. Insomma un’introduzione a quello che si trova in Finlandia senza andare troppo nel dettaglio, giusto per far capire che non stiamo parlando di o sol o mar o cor. Il secondo era una breve storia del metal a partire dai suoi albori negli anni 60 con i Black Sabbath. I due filoni poi si ricongiungevano negli anni 90 dove il metal aveva raggiunto la Finlandia ormai da 20 anni e la natura aveva fatto sì che si creasse un nuovo genere di metal finlandese improntato, per l’appunto, sulla sua esaltazione e sul suo utilizzo per la meditazione e la creazione di nuovo materiale. Da qui poi ho sfruttato i testi delle due band precedentemente nominate per mostrare, con traduzioni dal finlandese o dall’inglese, quanto effettivamente la natura sia qualcosa che ai finlandesi sta particolarmente a cuore.
E quindi, direte voi, cosa è successo? (Lo so che in realtà state pensando che sono pazza e che nessuno dovrebbe sprecare la sua vita appresso a queste cose ma io sono pazza davvero e l’ho fatto).
Chiunque abbia una conoscenza minima della musica metal conoscerà per forza i suddetti Black Sabbath, band di origine inglese capitanata dall’immortale magnapipistrelli Ozzy Osbourne.
I Black Sabbath si possono considerare a tutti gli effetti i creatori di questo genere musicale da quando il chitarrista Toni Iommi, dopo essersi tranciato un dito con una sega elettrica, ha pensato bene di applicarcisi una protesi di ferro e continuare a suonare la chitarra che con suddetta protesi generava un suono metallico che immediatamente fu preso come “wa mitico abbiamo inventato una roba che fa casino ma è ganza”, e questo fu l’inizio della fine. Era il 1968 e da lì il genere attecchì non senza problemi fino a diventare ben affermato intorno agli anni 80 quando troviamo già grandi nomi agli albori della loro fama (chi prima, chi dopo) quali Metallica, Slayer, Kiss e Judas Priest. Proprio dei Judas Priest si appassionò un tale Kimmo Kuusniemi, che prendendo PARECCHIO dal loro stile, fondò in Finlandia i Sarcofagus, primo gruppo metal storico finlandese che cantava in lingua ma che proprio per questo non è riuscito ad uscire molto dai confini nostrani ma ha contribuito comunque tantissimo a dare il la a dei giovani finlandesi frustrati che aspettavano solo una chitarra e un microfono per poter urlare i loro sentimenti rabbiosi che altrimenti si sarebbero tenuti per sé e avrebbero represso come purtroppo spesso capita in questa nazione (ma anche altrove eh, solo che i Finlandesi sono famosi per essere particolarmente chiusi).
Nascono così gli Stone, che riescono a diventare un nome grosso sulla scena, grazie alle loro canzoni cantate in inglese e alla loro rabbia repressa vomitata sul palco (in senso figurato eh, niente pipistrelli per loro). Da qui poi una serie di altri esperimenti prende piede in Finlandia, dimostrando che effettivamente questo genere piace molto ed è ben supportato dai fan. Finché, la svolta.
Un gruppo chiamato Amorphis [ciao Elisa], contemporaneo dei criptici Sentenced, famoso ormai agli inizi degli anni 90 come band death metal (il metal dove il cantante urla cose a caso incazzatissimo e le chitarre non si capisce cosa fanno e la batteria boh, pure) scopre che andare a registrare in una mökki (un tipico cottage finlandese) sulla riva del lago fa molto bene al cervello e all’ispirazione e decide di dare un twist alla carriera del gruppo spostandosi su melodie più orecchiabili e testi più introspettivi, e via tutti a piangere. Da qui, la svolta per loro e per molti altri che in quel periodo stavano giustappunto nascendo come gli Stam1na e i Sonata Arctica, entrambi nati nel 1996.
Due gruppi dai generi molto diversi tra loro. I Sonata Arctica hanno sempre incentrato i loro testi su amori finiti male, corna, donne fedifraghe e concubine, lupi, corvi e forze della natura vs forze umane, il tutto su melodie molto power e orecchiabili, addirittura cantabili seguendo la voce pulita di Tony Kakko, frontman e cantante. Gli Stam1na invece sono incazzati, sempre. Ma Antti Hyyrynen non growla, non screama, lui urla. Lui urla che c’è un disastro aereo in cui morirete tutti perché sotto di voi non c’è più la terra a salvarvi perché l’avete distrutta voi con le vostre stesse mani. Urla anche che se sei una persona di me* rimani una persona di me*. Ed è per questo che lo amo, ma questa è un’altra storia.
Tutti questi pianti e tutte queste urla hanno trovato un lauto seguito tra i finlandesi, per la maggior parte giovani, che avevano trovato così un modo per esprimere i loro sentimenti altrimenti nascosti dietro una fitta coltre di rispetto della privacy, detta anche “farsi un anfiteatro di fatti propri”. Tutta la loro rabbia, tutta la loro frustrazione, perfino il loro amore veniva ora urlata in un microfono e ascoltata da migliaia di altri disagiati sotto un palco. Stuoli di fan si riunivano ai loro concerti e quando partiva una canzone, la LORO canzone, ognuno di loro sapeva cosa significava, e ognuno di loro sapeva esattamente come si sentiva quando la ascoltava. Si guardavano intorno e vedevano altre persone che, come loro, sentivano le stesse cose e provavano le stesse emozioni e inevitabilmente finivano per cantare gli stessi versi, sentendosi meno soli, anche in mezzo a 20000 sconosciuti.
Il metal (come ogni altro genere musicale eh, per carità ma secondo me un po’ di più) è aggregazione. I metallari si fanno il segno delle corna anche se non si conoscono, come segno di una fede comune che li libera dalla gabbia sociale in cui vivono. Io stessa se mi trovo in un contesto di vita normale e becco un tipo con una maglia di un gruppo metal a caso mi sento meno sola, consapevole che magari alcune delle cose che sto pensando le sta pensando anche lui. Ed ecco perché non sono le persone ad ascoltare metal ma è il metal ad ascoltare le persone.
E la gloria? Ora ci arrivo.
Il giorno della mia tesi, essendo io una persona molto molto ansiosa, me lo immaginavo come un incubo. Immaginavo innanzitutto di non farcela manco a uscire di casa, con la somatizzazione classica via colon irritabile, e poi mi immaginavo di non riuscire a parlare dalla paura di non sapere cosa dire, e di non sapere cosa rispondere alle domande che mi avrebbero fatto. Invece il giorno della mia tesi mi svegliai ben riposata, mi preparai con garbo e puntualità, senza batticuore, senza ansia (miracolo, quando andavo a dare gli esami perdevo un chilo a botta). Arrivata alla sala della discussione c’erano con me altre 9 ragazze, eravamo 10 in tutto e io ero l’ottava. Ricordo che l’unica cosa che pensai fu “madonna speriamo che almeno abbiamo argomenti interessanti ste cristiane sennò sai che noia a sentirle tutte”. Mai pensiero fu più profetico. 6 delle 7 che mi precedevano portavano tesi in letteratura spagnola o inglese, alternate, e io giù di bestemmioni da noia, chiaramente leggibili anche sulle facce dei docenti della commissione, che a un certo punto non sapevano nemmeno più cosa chiedere, data la ripetitività degli argomenti.
Arrivo io alla sedia, coi miei capelli rosso fiammante, saluto tutti con un caloroso “Buongiorno a tutti”, cosa che NESSUNA delle candidate prima di me aveva fatto, prese tutte dall’ansia.
Il presidente di commissione, docente di latino, di una certa età, ben distinto: “Allora signorina leggo dalla presentazione della sua relatrice che lei ha portato una tesi un po’ diversa dal solito, mi dica di cosa stiamo per parlare?”
“DI METAL VOSTRO ONORE”. No dai non ho detto davvero così però il “vostro onore” avrebbe fatto ridere assai. Mi limitai a dire “Professore oggi vorrei parlarvi della musica metal Finlandese”. Silenzio in sala, mi guardano tutti. Alcuni dei docenti che ormai si erano appisolati alzarono la testa incuriositi e mai più la abbassarono man mano che snocciolavo la mia tesi punto per punto. Domanda in inglese, fila tutto liscio, domanda in finlandese, anche di più, con la gente che mi guardava da dietro a dire “ma è la lingua di Mordor?”, pare che a una certa qualcuno abbia pensato che fossi posseduta e si sia fatto il segno della croce ma non posso saperlo, ero di spalle.
Uscii da quella sala con la soddisfazione di chi aveva raggiunto la vetta di una montagna altissima, l’atterraggio in sicurezza da un lancio col paracadute. La mia missione di far conoscere meglio la scena metal e dei suoi seguaci era riuscita e mi sentivo libera, vuoi per questo e vuoi perché finalmente ero giunta alla fine del mio percorso, per il momento.
E la commissione mi diede anche più punti di quanti me ne potessero mettere perché “siamo rimasti colpiti dalla sua capacità espressiva in tutte le lingue, e l’argomento è stato decisamente interessante e sviluppato in maniera creativa e si vede che le piace questa roba”.
Alla faccia di tutti quelli che dicevano che era solo una fase.
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