Come dicevo nel mio articolo precedente, mi sono appassionata a diversi tipi di intrattenimento telematico (che paroloni oh) e tra le cose che più mi hanno ispirato ad iniziare questa miniserie ci sono sicuramente i podcast dedicati al true crime, in cui si raccontano storie più o meno raccapriccianti di gente morta male e di fenomeni non proprio spiegabili. Se posso darvi un consiglio, tra l’altro, credo di essere tipo al settimo rewatch (si può dire rewatch per un podcast? Non credo, ma comunque) di Bouquet Of Madness, che mi ha tenuto inquietantemente compagnia in questi mesi. Dopo che ascolto le storie di cose inspiegabili realmente accadute non dormo ma chi se ne freeeeega il podcast è fighissimo e ve lo consiglio caldamente. Quando ho sentito delle varie storie di eventi paranormali ho pensato “hey! Ma anche io ho delle storie!” e quindi eccomi qui col primo di tre episodi della brand new miniserie “A volte riTorniano”. Iniziamo subito col primo, succosissimo, episodio. Prego.
Quando sono arrivata a Tornio nel 2016 la prima cosa che ho pensato è stata che la città fosse molto giovane, i palazzi non erano eccessivamente vecchi, e più antichi dei memoriali delle due guerre mondiali e di svariate guerre successive non c’era davvero granché. Io venivo da Napoli, dove a ogni angolo c’è una statuina dalla storia particolare e ogni vicolo è infestato da qualche creatura del folklore o da qualche strega. Mi sarei quindi aspettata di trovare non dico la stessa intensità di fenomeni legati alle superstizioni e alle storie di morti di guerra che vagano per le strade senza pace, ma quantomeno qualche storiella carina di qualche casa infestata, eventi inspiegabili e tutte queste cose che piacciono a quelli non proprio registrati, come me.
Per i primi anni non venni a sapere niente di che, nonostante lavorassi nel museo della città, che organizzava tour metropolitani raccontando storie di fantasmi, non mi capitò mai di sentirne o di leggerne nessuna, fino all’anno scorso. Degli amici del mio ragazzo durante una serata di giochi da tavolo, iniziarono a rivangare vecchie memorie goliardiche da amici di vecchia data, e dissero che una volta fecero una sorta di scherzo alla città intera, facendo un cartonato in scala 1:1 di non so quale altro amico loro e mettendolo alla finestra di una casa in Lukiokatu. La figura venne posta nel buio di una stanza al piano di sopra con una piccola luce dietro in modo da far sembrare che ci fosse, appunto, qualcuno alla finestra che fissava la strada. Pare che funzionò perché a un certo punto gli chiesero di toglierla perché la gente stava cominciando ad avere principi di infarto passando nelle vicinanze. Quando chiesi perché avessero scelto quella casa nello specifico mi dissero che doveva essere per forza quella perché era la casa che tutti sapevano essere la più infestata di Tornio. In quel momento non diedi troppa attenzione a quell’informazione, anche perché la serata continuò con altre memorie di bravate dal profumo di meme prima dei tempi e non volevo rovinare il flow ma il tarlo un po’ da allora mi è rimasto, fino a quando pochi giorni fa, facendo una ricerca ho trovato un articolo del Seura del 2015 che parla proprio di questa casa e del fantasma che la abita. A quanto pare è risaputo che nella casa di Lukiokatu, che oggi ospita gli uffici di un’agenzia immobiliare, cento anni fa viveva una ragazza che dopo la morte non ha mai lasciato la sua dimora. Ecco che vado a raccontarvi, quindi, la storia di Sylva Kronwall. Ho cercato di seguire la struttura dell’articolo perché è scritto molto bene quindi l’ho divisa in paragrafi. Prendete i popcorn perché i colpi di scena saranno diversi.
Siamo nel 1928. Sirkka Säippä, una tredicenne di Tornio, siede da sola nella soffitta di casa sua e legge di nascosto delle lettere che non le è permesso toccare, ma la sua curiosità è troppo grande per lasciarle dove sono. Sono le lettere d’amore che Sylva Kronwall, una giovane infermiera che viveva in quella casa durante la prima guerra mondiale, aveva ricevuto dal suo amato. Ma ciò che fa rabbrividire Sirkka più dell’emozione del ritrovamento proibito è quello che succede quando sposta le lettere: porta le lettere in camera sua per leggerle con più calma e mentre è lì seduta intenta a svelare i misteri dell’inchiostro, una voce dall’interno dell’armadio le dice “Sirkka, apri”. Sirkka, che sa dell’esistenza di Sylva, realizza subito che la voce è la sua. Terrorizzata, urla e corre di sotto da sua madre Aura Sofia, che capisce immediatamente cosa ha fatto la ragazza. Le dice che spostare le lettere rende Sylva irrequieta per cui le ordina di rimetterle a posto e di lasciarle in pace.
Arrivano i mutilati – (no non è l’inizio di uno zombie movie, tranquilli) Gli attuali residenti di Tornio conoscono l’edificio di Lukiokatu 10 come la casa infestata di Säippä. La storia del fantasma inizia durante la Prima guerra mondiale. A quel tempo Tornio era al centro di un massiccio sforzo umanitario per via della crisi dei rifugiati. La Germania e la Russia a quel tempo si scambiarono prigionieri di guerra nella grande operazione svedese e russa della Croce Rossa. Tra il 1915 e il 1918, la città si prese cura di circa 63.500 prigionieri di guerra rilasciati. Alcuni dei prigionieri erano stati gravemente mutilati da bombe e armi da fuoco. I prigionieri furono curati in caserme ospedaliere, appositamente costruite, per sopravvivere al loro viaggio di ritorno a casa. Una delle infermiere era la nostra Sylva Kronwall.
Molte versioni – La storia d’amore di Sylva Kronwall è ancora cosa nota a Tornio ai giorni nostri, e ha addirittura diverse versioni. Secondo una di queste, il suo amato, l’autore delle lettere, era un ufficiale russo, cosa plausibile perché nella stessa casa con la bella Sylva viveva un corpo di ufficiali russi. Secondo un’altra versione invece, l’amato era svedese, così come la stessa Sylva sembrava essere in altri racconti. La versione più terrificante della sia storia vuole che Sylva fosse stata violentata e uccisa nella sua stanza. Alcuni dicono che sia stata seppellita nel giardino di casa. In tutte queste storie però c’è lo stesso punto in comune: Sylva vaga eternamente nella casa in cerca delle sue lettere.
Chi era davvero questa donna? Cosa le è successo? Nel tentare di far luce sulla sua identità tramite i registri della SPR (Suomen Punainen Risti, la Croce Rossa finlandese) si scopre in realtà che il suo nome non compare in nessuno di questi. Non c’è da stupirsi in verità, dato che l’associazione stava ancora prendendo forma durante la Prima guerra mondiale e in più, al tempo, per il progetto di scambio dei prigionieri si teneva traccia dei movimenti solo tramite un album fotografico. Il nome di Sylva non si trova neanche negli elenchi del personale della Croce Rossa svedese. Secondo l’ufficio del pastore di Tornio, Sylva non è stata sepolta né lì né da nessuna parte nella Valle del Tornio. Tuttavia, scavando più a fondo, qualcosa si riesce a tirar fuori: il nome della donna che ha vissuto da bambina nella casa di Säippä.
Il ritrovamento delle lettere – La dottoressa Eeva Risku ha trascorso la sua infanzia nella casa di Säippä, tra gli anni ’50 e ’60. Sua madre era Sirkka Säippä, la ragazza che leggeva le lettere proibite all’inizio della nostra storia. Tempo addietro, Sirkka e suo marito Ahti Risku comprarono la casa per abitarci con la famiglia. Sin da bambina, Eeva aveva sentito tutte le storie relative a Sylva e al fatto che vivesse ancora in quella casa in forma di spettro, ma personalmente non la incontrò mai. Dai racconti di Eeva sappiamo che le lettere d’amore di Sylva erano scritte in svedese e che Sylva stessa era finno-svedese. La cosa più bella però, è che le lettere esistono ancora. Si trovano in una scatolina per caramelle di legno ricoperta di carta bianca, Sylva ci conservava dentro, oltre alle lettere, alcune foto e documenti. La scatolina è stata ereditata dalla cugina di Eeva, Maija Luukko. Maija all’inizio era un po’ titubante nel mostrare le lettere perché sua nonna e sua madre all’epoca avevano promesso a Sylva che le lettere sarebbero state lasciate in pace. Si riesce però a trovare un compromesso con Maija, la quale acconsente a mostrare immagini e documenti e racconta il contenuto delle lettere. Grazie alle sue parole, la vera storia di Sylva inizia a prendere forma.
Fuga premeditata o partenza all’avventura? – Sylva a soli 15 anni si arruolò come infermiera volontaria nelle truppe della spedizione careliana di orientamento nazionale, nel luglio 1914. Le fu ordinato di registrarsi presso l’ufficio delle truppe a Sortavala. Sylva, che viveva nella prospera Helsinki meridionale, aveva ricevuto un diploma di scuola superiore solo un mese prima. Aveva frequentato la Helsingfors stads högre svenskspråkiga folkskola, da cui si era diplomata con buonissimi voti (la media del dieci era interrotta solo da un paio di otto e nove). Dopo la fine della scuola, in un mese, Sylva ebbe a malapena il tempo di acquisire qualsiasi tipo di formazione infermieristica, per cui si pensa che la sua partenza potrebbe essere stata frutto di un piano premeditato o forse solo di un desiderio di avventura. Lo scrittore Kaari Utrio, che ha una certa familiarità con la posizione delle donne in quel periodo, parlandone spesso nei suoi libri, trova incredibile che a una ragazza così giovane sia stato permesso di viaggiare da sola. Soprattutto in quei tempi, alla vigilia della Grande Guerra Europea. “Tradizionalmente, si tendeva fortemente a proteggere le giovani donne della classe media. Una donna che viaggiava da sola era come cacciagione in libertà”, dice Utrio. “Il solo fatto di iscriversi al volontariato avrebbe già creato discreti dissapori tra Sylva e i suoi genitori. Se davvero è andata via, potrebbe essere che l’abbia fatto sbattendo la porta dietro di sé.”
Semplicemente spericolata – Un anno dopo, nel settembre 1915, la zia scrisse a Sylva una lunga lettera, in cui le regalava un po’ di saggezza di vita: Ora che uscirai nel mondo e proverai la portata delle tue ali. E’ possibile che Sylva arrivò proprio in quel periodo a Tornio come infermiera, all’età di 16 anni, dato che l’operazione di scambio di prigionieri era appena iniziata. La scatolina per caramelle però, purtroppo, non ce ne dà prova. “Suppongo che per andare a Tornio a lavorare, aveva un parente più anziano o un amico di famiglia in città che poteva prendersi cura di lei. Sylva non era maggiorenne e perciò ancora sotto tutela”, dice Utrio, pur riconoscendo l’audacia di Sylva e disegnandone un profilo davvero impavido e dall’eccezionale risolutezza. “Semplicemente spericolata” commenta.
La svolta – La lettera successiva in ordine cronologico all’interno della scatolina è dell’agosto 1918, Sylva ha 19 anni. La guerra civile finlandese era terminata tre mesi prima. Sylva viene assunta come dattilografa nel quartier generale delle forze patriottiche della Carelia settentrionale a Uhtua. Il documento di viaggio di Sylva era stato firmato dal Capitano Toivo Kuisma. Se Sylva andò a Uhtua, tornò da lì non più tardi dell’ottobre 1918, quando le truppe si ritirarono. L’anno 1919 costituisce il punto di svolta nella vita di Sylva. All’inizio dell’anno si trova di nuovo in un posto pericoloso, lavorando durante la guerra d’indipendenza estone per via della quale, in Estonia, c’era un gran numero di volontari finlandesi. Sylva si arruolò con i volontari svedesi dello Svenska Kåren, a Tallinn. A questo punto, un uomo compare nella sua vita.
Le rivelazioni della scatolina – L’uomo ha otto anni più di Sylva, è il tenente della prigione Otto Wilhelm Nenonen, detto Ville. E’ probabile che si fossero incontrati già in precedenza sia a Sortavala che a Uhtua. Sylva e Ville si fotografano in uno studio fotografico di Tallinn all’inizio del 1919, foto che però purtroppo non abbiamo. Nell’aprile 1919, Sylva chiede al suo supervisore il permesso di andar via adducendo come motivo il fatto che fosse rimasta l’unica dipendente di sesso femminile al Kåren. Sylva scrive che è particolarmente difficile lavorare senza una collega. Ottiene il permesso e torna in Finlandia. Ma era questo il vero motivo per cui volle tornare in Finlandia? Proprio ad aprile Sylva inizierà a ricevere lettere d’amore, le lettere che tormentano il suo sonno eterno. Ma quelle lettere non sono di Ville.
Kirre e Wedin – Il mittente delle lettere è un tale Edvin Kjellgren, svedese. La sua prima lettera è datata, appunto, aprile 1919. A maggio, l’uomo dichiara in una lettera il suo amore per Sylva. Scrive anche che a Stig manca la sua nuova mamma (Stig è il nome del figlio di Edvin). Stranamente, nella corrispondenza, i due amanti si chiamano Kirre e Wedin. A giudicare dalle lettere pare che Sylva fosse rimasta a Tornio anche dopo che l’operazione di scambio dei prigionieri fu terminata, e che i due si incontrassero spesso durante quell’estate del 1919. Sembra che Wedin vivesse vicino al confine sul lato svedese, ma non abbiamo certezza di questa informazione perché le buste non sono state conservate e non possiamo quindi risalire al luogo da cui sono state spedite. A settembre, Wedin scrive a Sylva riguardo un loro futuro insieme e di come si sarebbero incontrati a Stoccolma e da lì avrebbero proseguito poi per Berlino. Le carte sono pronte, ma non ho ancora ricevuto il certificato di divorzio, dice. Quindi Wedin aveva divorziato ed era rimasto con il bambino? Secondo Kaari Utrio, “gli unici motivi validi per concedere il divorzio con custodia della prole nelle mani del padre sono l’abbandono del tetto coniugale o l’adulterio (entrambi da parte della moglie). Ad esempio, in caso di malattia (della moglie) o di (suoi) eventuali disturbi mentali, in quel periodo non sarebbe stata concessa la separazione”. Nelle parole di Edvin destinate a Sylva ci sono progetti per il futuro ma la ragazza ancora una volta ci sorprende.
Il trasferimento di Sylva – Nella scatolina c’è una poesia scritta a macchina non datata. Si intitola L’ultimo saluto e le ultime parole a Sylva Kronwall. La lettera dà una descrizione del momento in cui due persone, una volta unite dall’amore, ora si ignorano incontrandosi nella folla un giorno per strada, dopo tanti anni:
Il tuo sguardo è duro e freddo, non riflette più il la pienezza delle calde emozioni. E volgo lo sguardo in modo che tu non veda la profondità della mia amarezza e del mio dolore.
Possiamo solo fare congetture e supposizioni sul perché Sylva abbia abbandonato il suo amato svedese. Forse una lite insormontabile, forse Sylva sospettava che il bambino sarebbe diventato un commerciante, cosa che per qualche motivo avrebbe potuto infastidirla. “Molto sarà certamente dipeso da come hanno reagito i genitori di Sylva. Potrebbero non aver voluto concedere la loro figlia ad un uomo divorziato. La parola dei genitori era straordinariamente forte in quel periodo”, dice Utrio. Sylva, nonostante ne avesse già viste di tutti i colori, non era ancora nemmeno maggiorenne.
Le lettere finiscono qui. Cosa è successo a Sylva dopo aver lasciato la casa di Säippä nel settembre 1919? È morta da infelice e per questo infesta la casa?
[Da questo punto in poi la storia del nostro fantasma prende una piega decisamente inaspettata. Le storie che la vogliono morta in seguito ad uno stupro e seppellita poi in giardino sembrano sgretolarsi al ritrovamento di nuove sorprendenti informazioni.]
Quindi com’è andata? – Sylva si è dimenticata o ha lasciato intenzionalmente la scatola di caramelle nella casa di Säippä, e di certo avrebbe avuto una buona ragione per lasciare le lettere d’amore nell’armadio della soffitta di proposito. Alla fine, Sylva sposò il tenente Ville Nenonen, che aveva incontrato in precedenza in Carelia. Questa informazione ci porta a conoscere anche il vero nome di Sylva: Sylvi Kyllikki Kronwall (le informazioni sul matrimonio possono essere trovate sulla pagina Wikipedia di Nenonen in finlandese). Con questa nuova informazione, ora si possono cercare le sue tracce nel Registro centrale delle parrocchie di Helsinki. Sembra che Sylva e Ville si siano sposati il 27 ottobre 1919 e abbiamo divorziato sette anni dopo. Ebbero una figlia, Irma, quando Sylva aveva 23 anni. Dopo il divorzio, Sylva si risposò presto, nel Natale del 1927. Il nuovo marito si chiamava Arvi Ristimäki, e dopo il matrimonio adottò Irma. Ma anche questa unione finì con una separazione più di dieci anni dopo, nel 1938. La data esatta della morte di Sylva non è chiara dal registro della chiesa ma sembra invece che la sua dipartita sia stata annunciata al pubblico nel gennaio 1991. La data del decesso pare essere stata decisa il 1° gennaio 1990. Tuttavia, dal registro risulta che la residenza di Sylva non fosse più in Finlandia già dal 1956. Che si sia trasferita all’estero?
L’ultimo viaggio – Grazie a diverse informazioni trovate in internet si è scoperto che il nome di Sylva Kyllikki Kronwall è comparso in un registro, non datato, degli ingressi a New York, ma purtroppo non ci sono altre menzioni in nessun altro registro americano. Grazie anche al tracciamento della genealogia tramite Ancestry, cercando invece il nome Sylva Kyllikki Ristimäki si è risolto l’arcano: pare che Sylva avesse vissuto con suo marito e sua figlia in diversi momenti in Canada negli anni ’30 a causa del lavoro del marito, ma fosse poi sempre tornata in Finlandia. Dopo il divorzio, Sylva e sua figlia si trasferirono definitivamente a Montreal, in Canada. In quel viaggio partì da Petamo a bordo della MS Mathilda Thorden nell’estate del 1940. C’è anche la possibilità che Sylva abbia lavorato come infermiera in Canada, poiché era quella la sua professione segnata nei registri di ingresso canadesi, ma purtroppo ancora una volta i suddetti registri non danno informazioni riguardo la data della morte di Sylva.
La storia di Sylva Kronwall finisce qui, con notizie più o meno nebulose riguardo la sua morte ma notizie ben più chiare e sicure riguardo la sua vita almeno fino al 1956. Ora, i più attenti di voi potranno avere una domanda: se è noto che Sylva fosse ancora viva nel 1956 e oltre, com’è possibile che infestasse la casa di Säippä già nel 1928?
Ebbene…
…IT’S A HOAX! A quanto pare la storia di Sylva è vera e comprovata ma l’intera faccenda della casa infestata è tutta una montatura creata ad arte da coloro che hanno abitato la casa fin dal 1928. Se devo dare un’interpretazione personale a questa cosa, penso semplicemente che avessero trovato queste lettere datate 1919 e avessero deciso di crearci un racconto intorno per il quale sarebbe nato il fantasma, ma di fatto Sylva visse una vita piuttosto normale e non particolarmente degna di nota, se escludiamo il fatto che fosse probabilmente scappata di casa a 15 anni e si fosse arruolata in diversi eserciti e in diverse nazioni con una preparazione infermieristica dapprima inesistente e poi forse acquisita sul campo. Beh in effetti è lodevole tutto ciò, ma resta il fatto che era una donna che probabilmente morì felice, circondata dall’affetto dei suoi cari e non in pena per un amore non corrisposto o simili. Eppure la storia continua a tramandarsi a Tornio con fervore. Tutta la questione è stata raccontata dagli ultimi inquilini noti della casa e riportata in questo ultimo paragrafo dell’articolo.
La nascita della storia di Sylva, da donna a leggenda – Negli anni ’80 furono scritti diversi articoli di giornale sull’inquietante Sylva, nei quali si faceva riferimento a diversi testimoni oculari che avevano visto la lunga figura astrale bianca di Sylva o avevano sentito la sua voce. Eeva Risku, che ha trascorso la sua infanzia nella casa di Säippä, può se non altro raccontarci come la storia di questo fantasma sia sopravvissuta per decenni. “Da piccoli, e anche quando eravamo più cresciuti, abbiamo trovato ogni modo possibile per divertirci con questo racconto di Sylva”, ricorda Risku. “Eravamo felici di raccontare ogni genere di storia di fantasmi. Abbiamo anche praticato spiritismo e fatto muovere le tende in una stanza buia soffiandoci dietro”. Così fecero sia i figli di Säippä che, successivamente, quelli di Ruisku, continuando la tradizione familiare. Il risultato finale è stato, come si potrebbe facilmente prevedere, che alcuni compagni di scuola dei bambini si rifiutavano di andare a trovarli perché pensavano che la casa fosse infestata. Eeva Racconta infine: “I miei figli mi hanno chiesto spesso se credo davvero che Sylva infesti la casa da tutti questi anni, ma non credo che importi quello che penso io. Sylva esiste ancora come storia”.
Eh già, cari amici, questa era la storia improbabile del fantasma di Tornio. Nonostante fosse a quanto pare una gran fregatura, la storia di Sylva continua a vivere nella memoria degli abitanti di Tornio, se non altro come una bella storia d’amore scritta tra le pagine ingiallite di carta da lettere e documenti di viaggio.